IMMAGINI DI RESNAIS

IMMAGINI DI RESNAIS
Dall’archivio Vergerio una miniera di foto sul maestro francese

49 fotografie in bianco e nero, impannellate al vivo su forex bianco 5 mm con relative didascalie, sei pannelli di approfondimento (tre formato A3 e tre formato A4).

La mostra ripercorre, con numerosi scatti in bianco e nero, alcuni unici ed inediti, tratti da foto di scena e set dell’epoca, il vario percorso artistico del cineasta francese. Per l’organizzazione dell’esposizione, sono state effettuate ricerche in diversi archivi, in particolare avvalendosi della collaborazione scientifica di Flavio Vergerio, uno dei massimi studiosi italiani di Alain Resnais, il quale afferma «Questa mostra di fotografie dedicate al lavoro di Resnais sul set e di scena non è quella di un collezionista-archivista. Il mio piccolo archivio di foto resnesiane si è costituito solo in funzione strumentale, prima della mia tesi di laurea dedicata in parte all'analisi strutturalista de La guerra è finita (1966), poi della monografia edita da Gremese nel 1983. Il lavoro di analisi inquadratura per inquadratura de La guerra è finita prevedeva una rappresentazione grafica di tutti gli elementi costitutivi (dal sonoro ai movimenti di macchina) e almeno una fotografia - a contatto dalla pellicola 35 mm. - per ogni inquadratura. Per le inquadrature più lunghe le fotografie potevano essere più d'una. Solo in questo modo si poteva maneggiare e analizzare il film, scoprirne le strutture narrative e linguistiche, possedendone un suo “doppio” corporale. Sono convinto che il lavoro chirurgico di smontaggio e ricostruzione sia una fase preliminare necessaria al possesso del film e alla sua analisi. Questa necessità si è manifestata poi quando l'editore Gremese mi ha commissionato la detta monografia, imponendomi anche la ricerca delle fotografie. Con lo stesso metodo artigianale della fotografia a contatto ho riprodotto centinaia di fotogrammi di Mon Oncle d'Amérique, Stavisky..., Providence e altri. L'altro versante su cui ho condotto la mia ricerca per Gremese è stato naturalmente quello dei press-book e delle fotografie di scena, che se talvolta ci restituiscono l'aura dei film, il corpo degli attori, la complessità delle scenografie, alcune curiosità aneddotiche sulla lavorazione, raramente ci aiutano a scoprire la vera natura dei film stessi. Mi piace ricordare la cortesia della maggior parte degli impiegati delle case di distribuzione parigine che mi hanno messo a disposizione foto e press-book di film da tempo ritirati dalla circolazione comerciale. Sintomo di una grande ammirazione per Resnais, vera gloria nazionale per la gente di cinema francese. Ma un vero affetto per il regista veniva manifestato da alcuni suoi stretti collaboratori che non hanno esitato ad aprire i loro archivi prestandomi o regalandomi foto realizzate da loro stessi sui set. In particolare ricordo la disponibilità della mitica script-girl (compagna di lavoro di Resnais per quasi tutti i suoi film) Sylvette Baudrot autrice non di ovvie foto di scena, ma di originali ritratti del regista nel contesto delle sue scenografie “naturali” o “artificiali”, a Hiroshima, Nevers o Marienbad. L'altro grato ricordo va a Arthur Cloquet, figlio di Ghislain, grande direttore della fotografia di tutti i cortometraggi di Resnais, sino a Notte e nebbia e Toute la mémoire du monde, anche lui pronto a prestarmi le foto d'archivio del padre. E poi Claude Beylie, allora patron della gloriosa L'Avant-Scène du Cinéma, Marianne Duvannes di Image et Son, Mr. Maréchal di Les Films Classiques, Chris Marker di Argos Film… Non sono un collezionista di foto, ma la ricerca parigina è stata un modo stimolante, anche se tangenziale, per capire meglio l'opera de Alain Le Grand».