Giuseppe Piccioni a Cinemazero

Ci­ne­ma­ze­ro e Vi­sio­na­rio ria­pro­no la sta­gio­ne ci­ne­ma­to­gra­fi­ca in com­pa­gnia dei suoi pro­ta­go­ni­sti!

Il re­gi­sta Giu­sep­pe Pic­cio­ni sarà ospi­te delle due sale, mar­te­di 20 set­tem­bre, con Que­sti gior­ni.
 
Pre­ven­di­te di­spo­ni­bi­li alle casse e on­li­ne
 
 
Ar­ri­va in re­gio­ne, di­ret­ta­men­te dalla Mo­stra del Ci­ne­ma di Ve­ne­zia, l’ap­plau­di­to on the road tutto al fem­mi­le Que­sti gior­ni: lo ac­com­pa­gna il suo re­gi­sta, Giu­sep­pe Pic­cio­ni, che mar­te­dì 20 set­tem­bre sarà ospi­te di Ci­ne­ma­ze­ro a Por­de­no­ne (al­l’i­ni­zio dello spet­ta­co­lo delle 21.00) e poi del Vi­sio­na­rio a Udine (al ter­mi­ne dello spet­ta­co­lo delle 20.30). Dopo aver scel­to il Friu­li Ve­ne­zia Giu­lia per rac­con­ta­re il suo pre­ce­den­te e ap­prez­za­tis­si­mo Il rosso e il blu, dun­que, Pic­cio­ni ri­tor­na per pre­sen­ta­re il ri­trat­to di quat­tro gio­va­ni donne che si af­fac­cia­no alla vita adul­ta (e il ri­trat­to di quat­tro gio­va­ni at­tri­ci che hanno stu­pi­to per ma­tu­ri­tà pro­fes­sio­na­le: Maria Ro­ve­ran, Marta Ga­sti­ni, Ca­te­ri­na Le Ca­sel­le, Laura Adria­ni). Pic­cio­ni sem­bra quasi spiar­le, anche at­tra­ver­so lo sguar­do “adul­to” di Mar­ghe­ri­ta Buy, Fi­lip­po Timi e Ser­gio Ru­bi­ni, e de­scri­ve le tappe di un rito di pas­sag­gio che ne mo­stra fra­gi­li­tà, spe­ran­ze e di­ver­si­tà.

 

L’in­ne­sco della sto­ria è una mi­ste­rio­sa pro­po­sta di la­vo­ro in un hotel stel­la­to a Bel­gra­do ri­ce­vu­ta da una di loro. Le altre de­ci­do­no di ac­com­pa­gnar­la por­tan­do­si die­tro i loro pro­ble­mi: una ma­lat­tia, un in­na­mo­ra­men­to non con­ven­zio­na­le, una gra­vi­dan­za ina­spet­ta­ta. Come nella mi­glio­re delle tra­di­zio­ni, il viag­gio di­ven­ta stru­men­to e me­ta­fo­ra, ma so­prat­tut­to oc­ca­sio­ne per stac­car­si dal­l’a­sfit­ti­ca cit­ta­di­na di pro­vin­cia da cui pro­ven­go­no e rin­cor­re­re una svol­ta.

«Il viag­gio – spie­ga Pic­cio­ni – è una terra di nes­su­no, mette le quat­tro ami­che alla prova, ac­cen­tua le dif­fe­ren­ze, ci offre la pos­si­bi­li­tà di an­da­re un po’ più in pro­fon­di­tà per ca­pi­re chi sono dav­ve­ro. Mi pia­ce­reb­be che le vi­cen­de di que­ste ra­gaz­ze di­ces­se­ro qual­co­sa che ri­guar­da i no­stri gior­ni ma senza ca­de­re nel fa­ci­le so­cio­lo­gi­smo, per­ché si può dire qual­co­sa di più vero, di più pre­ci­so sul­l’og­gi senza flir­ta­re con l’at­tua­li­tà, e senza nem­me­no ca­de­re nella rap­pre­sen­ta­zio­ne ste­reo­ti­pa­ta dei com­por­ta­men­ti gio­va­ni­li. Ecco, mi pia­ce­reb­be rac­con­ta­re anche quel senso fi­si­co del­l’e­si­sten­za ti­pi­co di que­gli anni, rac­con­ta­re quel­l’e­ner­gia, quel di­spen­dio senza ri­ser­ve o cau­te­le».

Que­sti gli obiet­ti­vi di­chia­ra­ti dal re­gi­sta, che nel suo ci­ne­ma ha sem­pre ri­ser­va­to un’at­ten­zio­ne par­ti­co­la­re per il fem­mi­ni­le, ma qui per la prima volta lo in­da­ga su per­so­nag­gio più fre­schi, che gli per­met­to­no di at­tin­ge­re a nuove idee, pa­ro­le e com­por­ta­men­ti, e met­te­re in scena emo­zio­ni e spe­ran­ze.