Hokusai dal British Museum

In oc­ca­sio­ne della mo­stra di Lon­dra, ar­ri­va a Ci­ne­ma­ze­ro il film even­to che guida gli spet­ta­to­ri at­tra­ver­so la vita e le opere del pit­to­re che fece in­na­mo­ra­re Monet, Van Gogh e Pi­cas­so.
Per una vi­si­ta esclu­si­va tra i luo­ghi in cui visse e le sale del­l’e­spo­si­zio­ne del Bri­tish Mu­seum.
Ho­ku­sai, clas­se 1760, è l’ar­ti­sta giap­po­ne­se che più di ogni altro ha ri­vo­lu­zio­na­to la sto­ria del­l’ar­te mo­der­na oc­ci­den­ta­le.
La sua opera più co­no­sciu­ta, La Gran­de Onda, è così fa­mo­sa da es­se­re stata co­pia­ta e ri­pro­dot­ta quan­to la Monna Lisa di Leo­nar­do. Con La Gran­de Onda e la serie delle 100 viste del Monte Fuji, Ho­ku­sai ha in­fat­ti ispi­ra­to ar­ti­sti come Monet, Van Gogh e Pi­cas­so e, con i suoi emoji, è stato e ri­ma­ne a tutti gli ef­fet­ti il padre del manga mo­der­no, oltre che un’i­ne­sau­ri­bi­le fonte di spun­ti per gli ar­ti­sti di oggi.

Ho­ku­sai dal Bri­tish Mu­seum è il primo do­cu­men­ta­rio in­gle­se de­di­ca­to al ce­le­bre Ka­tsu­shi­ka Ho­ku­sai(1760-1849). Al no­stro fian­co per gui­dar­ci nella sco­per­ta del pit­to­re ci sa­ran­no stu­dio­si ap­pas­sio­na­ti e ar­ti­sti che hanno su­bi­to l’in­fluen­za di que­sto gran­de mae­stro, tra cui David Hoc­k­ney e il pit­to­re giap­po­ne­se Ide­gu­chi Yuki. Dopo una prima parte de­di­ca­ta alla vita del pit­to­re, il film even­to gui­de­rà lo spet­ta­to­re in una vi­si­ta esclu­si­va at­tra­ver­so le sale della gran­de mo­stra del Bri­tish Mu­seum Ho­ku­sai: beyond the Great Wave (aper­ta sino al 13 ago­sto). Pre­sen­ta­to dallo sto­ri­co del­l’ar­te An­drew Gra­ham-Di­xon con gli ar­ti­sti Gray­son Perry, Kate Ma­lo­ne e Maggi Ham­bling, il tour è stato crea­to ap­po­si­ta­men­te per il pub­bli­co del ci­ne­ma.

 

L’e­ven­to ci­ne­ma­to­gra­fi­co, co-pro­dot­to con NHK (Japan Broa­d­ca­sting Cor­po­ra­tion) con ri­pre­se in 8K, sarà di­stri­bui­to nei ci­ne­ma di tutto il mondo per rac­con­ta­re l’ar­te di Ho­ku­sai at­tra­ver­so in­cre­di­bi­li det­ta­gli ri­ve­la­to­ri. L’ar­te su­bli­me di Ho­ku­sai sarà in­da­ga­ta anche at­tra­ver­so l’a­bi­li­tà degli ar­ti­gia­ni giap­po­ne­si che ri­pro­du­co­no le xi­lo­gra­fie e i di­pin­ti su seta del pit­to­re, men­tre David Hoc­k­ney ce­le­bre­rà il lungo e in­ten­so im­pe­gno di Ho­ku­sai, con­di­vi­den­do ap­pie­no la con­vin­zio­ne che i gran­di ar­ti­sti mi­glio­ra­no solo con l’età.

Gi­ra­to in Giap­po­ne, negli Stati Uniti e nel Regno Unito, il do­cu­men­ta­rio ci per­met­te­rà di co­no­sce­re Tim Clark, il cu­ra­to­re della mo­stra, e Roger Keyes, ap­pas­sio­na­to stu­dio­so che da quasi 50 anni si de­di­ca allo stu­dio delle stam­pe di Ho­ku­sai. Sfrut­tan­do le po­ten­zia­li­tà del di­gi­ta­le e delle tec­no­lo­gie più in­no­va­ti­ve, avre­mo così l’op­por­tu­ni­tà di esa­mi­na­re stam­pe e di­pin­ti in nuovi modi, gra­zie ad anni di ap­pro­fon­di­men­ti. Nel corso del do­cu­men­ta­rio i due sto­ri­ci pro­por­ran­no anche nuove in­ter­pre­ta­zio­ni di opere fa­mo­se, in­da­gan­do l’o­pe­ra di Ho­ku­sai a 360 gradi.

Ho­ku­sai tra­scor­re la sua vita stu­dian­do e ce­le­bran­do l’u­ma­ni­tà, oltre che esplo­ran­do in det­ta­glio il mondo della na­tu­ra e quel­lo degli spi­ri­ti. Nato nel 1760 in un Giap­po­ne iso­la­to dal resto del mondo, Ho­ku­sai vive e la­vo­ra prin­ci­pal­men­te nella gran­de città di Edo (l’o­dier­na Tokyo). Al­l’i­ni­zio della sua car­rie­ra si ci­men­ta con lo stile Ukiyo-e – l’ar­te del “mondo gal­leg­gian­te”, con le sue im­ma­gi­ni com­po­ste da cor­ti­gia­ni, poeti e at­to­ri ka­bu­ki. Suc­ces­si­va­men­te si con­cen­tra sulla na­tu­ra e so­prat­tut­to sul Monte Fuji, il vul­ca­no giap­po­ne­se che rap­pre­sen­ta­va per lui una fonte sacra di lon­ge­vi­tà e anzi per­si­no il sim­bo­lo stes­so del­l’im­mor­ta­li­tà. I suoi di­se­gni “manga”, le stam­pe e i di­pin­ti mo­stra­no lo sguar­do ge­ne­ro­so e pro­fon­do con cui Ho­ku­sai in­da­ga l’es­se­re umano. Per­ché co­mi­che, dram­ma­ti­che, at­ten­te al quo­ti­dia­no o al su­bli­me che siano, le sue opere ce­le­bra­no gli in­di­vi­dui in tutta la loro va­rie­tà. Del resto la vita del­l’ar­ti­sta è pun­teg­gia­ta da una straor­di­na­ria gamma di suc­ces­si e fal­li­men­ti. A 60 anni Ho­ku­sai è ormai di­ve­nu­to una fi­gu­ra di primo piano, ma la tra­ge­dia e il di­sa­stro lo hanno col­pi­to in più oc­ca­sio­ni nel corso della sua esi­sten­za. Sua mo­glie è morta, lui ha avuto un ictus, suo ni­po­te ha fatto ban­ca­rot­ta e il pit­to­re ha tra­scor­so gli ul­ti­mi anni in po­ver­tà con la fi­glia Oi, anche lei ar­ti­sta. Ma, sino alla fine, Ho­ku­sai non ha mai smes­so di la­vo­ra­re e di in­se­gui­re inin­ter­rot­ta­men­te la per­fe­zio­ne che sa­reb­be ar­ri­va­ta, se­con­do la sua pre­vi­sio­ne, al­l’e­tà di 110 anni. Del resto, in un’e­po­ca in cui l’a­spet­ta­ti­va di vita media era di 45 anni, Ho­ku­sai­vi­ve sino a 90 e negli ul­ti­mi anni pro­du­ce al­cu­ni delle sue opere più belle e si­gni­fi­ca­ti­ve. Nella sua ul­ti­ma vista de­di­ca­ta al Monte Fuji, di­pin­ta negli ul­ti­mi mesi di vita, un drago sorge esul­tan­te da una nube scura sopra la mon­ta­gna sacra. Si trat­ta si­cu­ra­men­te di un sim­bo­lo di spe­ran­za nel­l’im­mor­ta­li­tà. Spe­ran­za rea­liz­za­ta a dire il vero: sco­per­to, ve­ne­ra­to e co­pia­to dagli im­pres­sio­ni­sti e da tan­tis­si­mi altri pit­to­ri, oggi Ho­ku­sai è con­si­de­ra­to uno dei più gran­di ar­ti­sti del mondo. E que­sto film even­to è un nuovo tas­sel­lo po­sa­to in quel­la di­re­zio­ne.