Un omaggio all'amico Carlo Mazzacurati a 30 anni dall'uscita di "Notte italiana"

Mercoledì 17 gennaio alle 21.00 Cinemazero vuole rendere omaggio all'amico Carlo Mazzacurati, riproponendo - a 30 anni di distanza - il suo film d'esordio: Notte italiana, che verrà proiettato in una copia in 35mm, nella copia restaurata dalla Cineteca di Bologna.

Un esordio folgorante, che segna anche l'inizio della fortunata avventura della casa di produzione Sacher Film di Nanni Moretti e Angelo Barbagallo, e che è stato ricordato anche al 35° Torino Film Festival, accolto da una folla che si è sbucciata le mani, commossa.

 

«Dàaa-Dàradàra-Dàradàraràaa....» Quel languido, inquietante refrain alla fisarmonica di Fiorenzo Carpi, ripetuto con infinite variazioni, continua a trascinarci in una delle più vorticose cavalcate nel Far West. In Polesine cioè. L’opera prima del nostro carissimo amico padovano Carlo Mazzacurati assume, trent’anni dopo, toni biblici. Alla proiezione organizzata al 35 Torino Film Festival di Notte italiana assistevano i due produttori, esordienti nel 1987, Nanni Moretti e Angelo Barbagallo. Marina Zangirolami Mazzacurati, assistente alla regia debuttante all’epoca. Il co-sceneggiatore Franco Bernini, lui stesso alle prime armi. E il protagonista Marco Messeri, l’unico con una discreta carriera alle spalle. Prima della proiezione sullo schermo appare la foto qui riprodotta. Nanni tira fuori dalla tasca un vecchio foglietto da cui legge i buonissimi propositi della Sacher Film che aveva fondato quell’anno assieme a Barbagallo. “Intendiamo produrre film che vorremmo vedere al cinema... Io mi ritenevo un regista fortunato e volevo investire in opere di esordienti, soprattutto dirette da persone interessanti. Persone come Carlo Mazzacurati”. Messeri, il toscanaccio, racconta alcuni esilaranti episodi con Carlo, e commenta la foto:“Sembriamo i quattro moschettieri, ma con una variante curiosa: Nanni è D’Artagnan; gli altri, io, Barbagallo e Mazzacurati siamo tre Porthos, cioè D’Artagnan lavorava di fioretto e noi si lavorava di forchetta!”. Barbagallo ricorda l’assoluta ignoranza delle regole che sovrintese alla creazione del film. Marina Mazzacurati è contenta che il trentennale si festeggi a Torino: “Ove il Po è ancora un giovanotto esuberante a contrasto con la calma della foce”. Bernini riflette: “Sembrava che l’Italia cambiasse, e invece no”. Partono le immagini, le note di Carpi, il prologo in bianco e nero, il rifiuto garbato dell’avvocaticchio Messeri di difendere un frodatore, l’amico d’infanzia che lo coinvolge in una vastissima operazione di espropri lungo la Laguna Veneta... Notare che i due principali tramatori sono interpretati da due colonne del teatro. Tino Carraro, vate strehleriano-brechtiano, incarna un assessore pseudo umanista, mentre Memé Perlini, l’istrione d’avanguardia, se la gode nel fare un architetto diabolicamente ambiguo. Famelico cinéphile, Carlo Mazzacurati s’ispirava, direi, per l’intrigo politico-finanziario a invasi idrici comunicanti a Chinatown di Roman Polanski; e per l’epos romantico emanante dal moribondo delta a Fango sulle stelle di Elia Kazan. Nel suo esaltante report dalla Settimana della Critica della Mostra di Venezia (Repubblica, 1/9/1987) scriveva Alberto Farassino : “Il film che ha avuto finora in Sala Grande l’applauso più lungo e affettuoso... Un film senza errori che dà più di quel che promette”. Il sottoscritto invece (Positif, novembre 1988) paragonava il “mondo piccolo” composto da Carlo a quelli cari a Giovanni Guareschi e Pietro Germi; e la sua fauna di personaggi impagabili, ciascuno accuratamente cesellato, cagnolone compreso, alle commedie corali di Frank Capra. Applauso corale, commosso da parte del giovane pubblico torinese, prolungatissimo, sì proprio come quello in Sala Grande al tempo che fu. Sulla folla che non vorrebbe più uscire incombono tanti interrogativi. Come avevano fatto Carlo e i suoi eroici spadaccini a profetizzare con tale lucidità le “notti” che avrebbero avvolto il Bel Paese?  Chi si cela dietro quel rozzo pollicultore - un Mario Adorf geniale - che si rivela scaltro manipolatore ? E dietro quel benzinaio padrepadrone - Remo Remotti, Noé morettiano - che chiude violentemente la bocca alla figlia? E l’ex militante terrorista - Giulia Boschi, sguardo da Cassandra - rimarrà zitta per sempre? Al filosofico zingaro migrante - Roberto Citran, futuro Prete bello mazzacuratiano - spetterà ereditare quel po’ che resta dello sfascio?

Lorenzo Codelli