L'undicesima edizione de Le Voci dell'Inchiesta si è chiusa incoronando all'unanimità Muhi!

Si è chiu­sa do­me­ni­ca 15 apri­le a Ci­ne­ma­ze­ro l'un­di­ce­si­ma edi­zio­ne del fe­sti­val Le Voci del­l’In­chie­sta, que­st’an­no vo­ca­ta alla li­ber­tà in tutte le sue de­cli­na­zio­ni, come sot­to­li­nea il suo coor­di­na­to­re, Ric­car­do Co­stan­ti­ni, nel com­men­ta­re i ri­sul­ta­ti e la ri­spo­sta di sen­ti­ta e at­ten­ta par­te­ci­pa­zio­ne da parte del pub­bli­co.

 

Pro­ie­zio­ni da tutto esau­ri­to – dalla ce­ri­mo­nia di inau­gu­ra­zio­ne, alle ma­ti­née per le scuo­le fino alla ce­ri­mo­nia fi­na­le – oltre 50 ospi­ti tra re­gi­sti, pro­dut­to­ri e gior­na­li­sti della stam­pa re­gio­na­le e na­zio­na­le, una media di 14 ore di pro­ie­zio­ne quo­ti­dia­na. Sono que­sti i nu­me­ri di un’e­di­zio­ne che ha rac­col­to at­tor­no a sé per 5 densi gior­ni di pro­ie­zio­ni e in­con­tri i più at­ten­ti in­ter­lo­cu­to­ri e in­ter­pre­ti del ci­ne­ma del reale ita­lia­no e in­ter­na­zio­na­le. A par­ti­re da Italo Mo­sca­ti, per­so­na­li­tà della cul­tu­ra ci­ne­ma­to­gra­fi­ca na­zio­na­le – sia come au­to­re che come sto­ri­co e cri­ti­co – e pre­si­den­te della Giu­ria chia­ma­ta a in­co­ro­na­re il mi­glior ti­to­lo del­l’e­di­zio­ne, ac­can­to a Fabio Fran­cio­ne e al Na­stro d’ar­gen­to An­to­nio Bel­lia. In una gior­na­ta se­gna­ta dalla do­lo­ro­sa per­di­ta per il ci­ne­ma ita­lia­no del mae­stro Vit­to­rio Ta­via­ni, Mo­sca­ti ha vo­lu­to ri­cor­da­re come, dagli anni ’60 siano stati com­pa­gni di viag­gio nel­l’at­tra­ver­sa­re dei de­cen­ni di cam­bia­men­ti ri­vo­lu­zio­na­ri per il Paese, che li hanno visti par­te­ci­pa­re a di­ver­si mo­men­ti cru­cia­li del re­cen­te pas­sa­to. In un toc­can­te ex­cur­sus di una car­rie­ra che i due fra­tel­li Ta­via­ni hanno co­strui­to in un so­da­li­zio gra­ni­ti­co, Mo­sca­ti ha vo­lu­to sot­to­li­nea­re come il loro stile asciut­to, con­trad­di­stin­to da una ma­gi­stra­le pu­li­zia for­ma­le sia sem­pre stato al ser­vi­zio di im­pe­gno e sen­si­bi­li­tà verso la nar­ra­zio­ne dei mu­ta­men­ti so­cia­li e po­li­ti­ci.

“Mi con­si­de­ro ap­par­te­nen­te a quel grup­po di au­to­ri che come loro ha cer­ca­to di ca­pi­re e rac­con­ta­re il mondo e il no­stro Paese, usan­do il ci­ne­ma come uno stru­men­to di in­chie­sta ca­pa­ce di ar­ri­va­re a tutti. In loro ho tro­va­to dei pre­zio­si in­ter­lo­cu­to­ri a cui ho spes­so fatto ri­fe­ri­men­to nel mio la­vo­ro”.

 

Il coor­di­na­to­re del fe­sti­val, Ric­car­do Co­stan­ti­ni, sot­to­li­nea come la nuova edi­zio­ne ap­pe­na con­clu­sa­si abbia di­mo­stra­to la vo­lon­tà di rin­no­va­men­to nella se­le­zio­ne e pro­po­sta dei film: Le Voci del­l’In­chie­sta ha por­ta­to al pub­bli­co ti­to­li che ce­le­bra­no la li­ber­tà in tutte le sue de­cli­na­zio­ni: dalle dit­ta­tu­re, dalle schia­vi­tù, dalle bar­rie­re di qual­sia­si na­tu­ra che ren­do­no im­pos­si­bi­le la na­tu­ra­le ma­ni­fe­sta­zio­ne della più au­ten­ti­ca iden­ti­tà di cia­scu­na per­so­na e di cia­scun po­po­lo. Siamo dun­que or­go­glio­si, pro­se­gue Co­stan­ti­ni, di poter con­tri­bui­re con la no­stra se­le­zio­ne di film a dare voce al­l’i­stin­to di li­ber­tà che a tutti ap­par­tie­ne e che da tutti deve es­se­re con­qui­sta­to o ri­con­qui­sta­to.

In que­st’ot­ti­ca, il fatto che pub­bli­co e Giu­ria ab­bia­no visto nel toc­can­te Muhi – Ge­ne­ral­ly Tem­po­ra­ry di Rina Ca­stel­nuo­vo-Hol­lan­der e Tamir El­ter­man l’in­di­scus­so vin­ci­to­re del­l’e­di­zio­ne, con­fer­ma que­sta vo­lon­tà verso l’a­zio­ne e il cam­bia­men­to, che que­sto do­cu­men­ta­rio ma­gni­fi­ca­men­te rap­pre­sen­ta.

Le mo­ti­va­zio­ni della giu­ria evi­den­zia­no in­fat­ti come “Muhi vince il pre­mio della giu­ria per­ché è un film che parla della Sto­ria e del­l’at­tua­li­tà, con l’es­sen­za del­l’u­ma­ni­tà: la sto­ria di que­sto bam­bi­no col­pi­sce al cuore per forza e in­tel­li­gen­za, ed è rac­con­ta­to con garbo, ri­spet­to e in­ten­si­tà. Un film che uni­sce tutti, in nome di emo­zio­ni for­tis­si­me e ir­ri­pe­ti­bi­li”.