Canova

Ca­no­va 

Ci sono uo­mi­ni che hanno crea­to ca­po­la­vo­ri. Ca­no­va è cer­ta­men­te uno di que­sti.

lun. 18 marzo h. 21.00

mar. 19 marzo 18.45

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Ci sono dei luo­ghi co­mu­ni, dei "must", che ven­go­no uti­liz­za­ti per sin­te­tiz­za­re dei con­cet­ti, dei gusti, o delle nar­ra­zio­ni. In un certo am­bi­to cul­tu­ra­le, non per forza ri­cer­ca­tis­si­mo o raf­fi­na­to, per in­di­ca­re qual­co­sa di clas­si­co, di bian­co, di quie­to nella rap­pre­sen­ta­zio­ne si può dire: sem­bra un Ca­no­va. Non è cosa co­mu­ne con un nome rac­chiu­de­re tanti idea­li este­ti­ci. Ma con lo scul­to­re ve­ne­to que­sto ac­ca­de. An­to­nio Ca­no­va (1757/1822) rap­pre­sen­ta l'a­po­teo­si della messa in scena pla­sti­ca. La Pao­li­na Bo­na­par­te (1804/1808) posta nella sala cen­tra­le di Villa Bor­ghe­se - luogo per cui la scul­tu­ra, ri­trat­to della nota bor­ghe­se, era stata pen­sa­ta e da cui non si è mai mossa - è il primo pas­sag­gio verso cui il pub­bli­co si di­ri­ge.

 

IL RAC­CON­TO DI UN'AR­TI­STA SCHI­VO, IN­QUIE­TO E DI­VI­SO, CHE HA RE­STI­TUI­TO IL RE­SPI­RO ALLE COSE IM­MO­BI­LI.
 

 

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