Pupi Avati a Cinemazero

Mar­te­dì 27 ago­sto h.21.15

il re­gi­sta Pupi Avati ospi­te a Ci­ne­ma­ze­ro per pre­sen­ta­re il suo ul­ti­mo film Il si­gnor dia­vo­lo.

 

 

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Roma, 1952. Il gio­va­ne fun­zio­na­rio mi­ni­ste­ria­le Furio Mo­men­té viene con­vo­ca­to dal suo su­pe­rio­re per una que­stio­ne de­li­ca­tis­si­ma. In Ve­ne­to, un mi­no­re ha uc­ci­so un coe­ta­neo con­vin­to di uc­ci­de­re il dia­vo­lo. Per mo­ti­vi elet­to­ra­li la que­stio­ne va trat­ta­ta in modo da evi­ta­re scan­da­li. La madre della vit­ti­ma è molto po­ten­te e, da so­ste­ni­tri­ce della causa della mag­gio­ran­za po­li­ti­ca, ha cam­bia­to opi­nio­ne as­su­men­do una po­si­zio­ne assai cri­ti­ca nei con­fron­ti della Chie­sa e di chi po­li­ti­ca­men­te la sup­por­ta. Il com­pi­to di Mo­men­té è quin­di quel­lo di evi­ta­re un coin­vol­gi­men­to di espo­nen­ti del clero nel pro­ce­di­men­to pe­na­le in corso. Du­ran­te il lungo viag­gio in treno, Mo­men­té legge i ver­ba­li degli in­ter­ro­ga­to­ri con­dot­ti dal giu­di­ce istrut­to­re, a par­ti­re da quel­lo del pic­co­lo as­sas­si­no, Carlo. La real­tà che co­min­cia a di­spie­gar­gli­si da­van­ti è com­ples­sa e si­ni­stra, ma le cose, una volta che si tro­ve­rà sul posto, si di­mo­stre­ran­no ben peg­gio­ri.

 

Pupi Avati si è fatto un nome so­prat­tut­to con com­me­die agro­dol­ci che hanno sa­pu­to co­glie­re in modo ma­gi­stra­le la na­tu­ra umana e i sen­ti­men­ti che la ani­ma­no.
Ma ha anche la­scia­to un segno in­de­le­bi­le nel­l’hor­ror ita­lia­no, rea­liz­zan­do ca­po­la­vo­ri - come La casa dalle fi­ne­stre che ri­do­no - ca­pa­ci di crea­re una sorta di sot­to­ge­ne­re che è stato de­fi­ni­to come go­ti­co pa­da­no. Anche que­sta volta Avati az­zec­ca pra­ti­ca­men­te tutto, la messa in scena è per­fet­ta, con il suo in­con­fon­di­bi­le stile vi­sua­le a dare ele­gan­za e raf­fi­na­tez­za alle im­ma­gi­ni, Il si­gnor dia­vo­lo è un film denso, ricco di spun­ti e con un fa­sci­no ma­ca­bro di ge­nui­na po­ten­za.