Occidente

È OC­CI­DEN­TE, di e con Corso Sa­la­ni, gi­ra­to nella pri­ma­ve­ra del 2000 quasi in­te­ra­men­te ad Avia­no, con al­cu­ne scene a Sa­ci­le, Cor­de­nons, Ta­va­gnac­co, Reana del Ro­ja­le, Udine, Ge­mo­na e Grado, il nuovo ti­to­lo che da mar­te­dì 16 giu­gno va ad ag­giun­ger­si ai 62 già di­spo­ni­bi­li sulla piat­ta­for­ma de­di­ca­ta ai film del ter­ri­to­rio Ades­so­Ci­ne­ma, idea­ta e cu­ra­ta da Vi­sio­na­rio, Ci­ne­ma­ze­ro e Ci­ne­te­ca del Friu­li.

 

La vi­sio­ne gra­tui­ta in strea­ming del film (clic­ca qui per la vi­sio­ne), pro­dot­to dalla Pablo di Gian­lu­ca Ar­co­pin­to, è pro­po­sta dalla Ci­ne­te­ca gra­zie al­l’As­so­cia­zio­ne Corso Sa­la­ni per ri­cor­da­re il re­gi­sta e at­to­re, morto im­prov­vi­sa­men­te il 16 giu­gno 2010 a soli 48 anni, e per ren­de­re omag­gio al suo ci­ne­ma per­so­na­le e co­rag­gio­sa­men­te in­di­pen­den­te, un “ci­ne­ma della ti­mi­dez­za o della su­bli­me de­lu­sio­ne” – così lo de­fi­nì il cri­ti­co Tul­lio Ma­so­ni – di cui OC­CI­DEN­TE è una tappa fon­da­men­ta­le.

 

Af­fa­sci­na­to dalle terre di fron­tie­ra, Sa­la­ni aveva scel­to il Friu­li e Avia­no non solo come lo­ca­tion ma come di­chia­ra­ta am­bien­ta­zio­ne dopo aver rea­liz­za­to nel 1998 al­cu­ni ser­vi­zi per la Rai, fra cui uno sulla Ci­ne­te­ca, che gli ave­va­no of­fer­to l’oc­ca­sio­ne di fare dei so­pral­luo­ghi. Ma il Friu­li com­pa­ri­va già, in una scena gi­ra­ta a Ge­mo­na, nel pre­ce­den­te Gli occhi stan­chi (1995) e il pro­get­to a cui stava la­vo­ran­do nel 2010 era un nuovo film da rea­liz­za­re in re­gio­ne, sul Carso, fra Ita­lia e Slo­ve­nia.

 

La pe­cu­lia­re real­tà di Avia­no la rende sfon­do idea­le e me­ta­fo­ra dello sra­di­ca­men­to e della per­di­ta d’i­den­ti­tà che vive la pro­ta­go­ni­sta di OC­CI­DEN­TE, l’in­quie­ta Mal­vi­na (l’at­tri­ce po­lac­ca Agniesz­ka Cze­kan­ska, già in­ter­pre­te de Gli occhi stan­chi), una gio­va­ne ru­me­na re­du­ce dalla ri­vo­lu­zio­ne del 1989 che ad Avia­no fa la ca­me­rie­ra e con­su­ma la pro­pria anima in rap­por­ti oc­ca­sio­na­li e ano­ni­mi, men­tre l’u­ni­ca sto­ria d’a­mo­re pos­si­bi­le si ri­ve­la un in­con­tro man­ca­to. La mas­sic­cia pre­sen­za di mi­li­ta­ri ame­ri­ca­ni della base USAF ha tra­sfor­ma­to in pochi anni la cit­ta­di­na pe­de­mon­ta­na in un non-luo­go che non è Ame­ri­ca ma nean­che più Ita­lia. In to­ta­le dis­so­nan­za con l’i­dea di li­ber­tà per la quale ha com­bat­tu­to e sof­fer­to, Mal­vi­na si ri­tro­va in un Oc­ci­den­te con­fu­so, ar­ti­fi­cia­le, di­sor­ga­ni­co, che di­ven­ta lo spec­chio delle sue spe­ran­ze de­lu­se. Anche per que­sto il film di Corso Sa­la­ni è an­co­ra at­tua­lis­si­mo.