PORTRAITS

“Par­ten­do dal­l'o­mag­gio al­l'a­mi­co Ga­stel, offro la mia fo­to­gra­fia di­na­mi­ca e fu­tu­ri­sta alle ba­che­che di Ci­ne­ma­ze­ro. Una fo­to­gra­fia per emo­zio­nar­si guar­dan­do il sog­get­to negli occhi, dove av­ver­ti il tempo che passa con il ma­gi­co vi­ve­re …"

Con que­ste pa­ro­le Mau­ri­zio Ga­lim­ber­ti, fo­to­gra­fo pro­fes­sio­ni­sta co­no­sciu­to in tutto il mondo, inau­gu­ra ve­ner­dì 09 apri­le Por­trai­ts: 6 fo­to­gra­fie in mo­stra nelle ba­che­che vuote di Ci­ne­ma­ze­ro.

John­ny Deep, Lady Gaga, Sting, Ja­vier Bar­dem, Lucio Dalla e Gio­van­ni Ga­stel i sog­get­ti espo­sti nella gal­le­ria a cielo aper­to por­de­no­ne­se, cu­ra­ta dal fo­to­gra­fo Leo­nar­do Fa­bris, sono solo al­cu­ne tra le star di fama mon­dia­le che sono state “scom­po­ste e ri­com­po­ste” se­guen­do uno spe­cia­le ritmo che rende Ga­lim­ber­ti un au­to­re dav­ve­ro unico nel suo ge­ne­re.

“Come scri­ve la cu­ra­tri­ce Be­ne­det­ta Do­na­to” – spie­ga Fa­bris -“l'In­stant Ar­ti­st Ga­lim­ber­ti mette in atto il ve­de­re e l'os­ser­va­re come stru­men­to fon­da­men­ta­le at­tra­ver­so il quale co­strui­re il pro­prio lin­guag­gio con l'au­si­lio del me­dium. La sua sen­si­bi­li­tà lo rende in grado di an­ti­ci­pa­re la real­tà e di tra­sfor­ma­re la fan­ta­sia in crea­ti­vi­tà, gra­zie al­l'in­ten­zio­na­li­tà pro­get­tua­le. Lo sguar­do del fo­to­gra­fo si sof­fer­ma sui det­ta­gli, sulle qua­li­tà, nelle im­per­fe­zio­ni del volto che ven­go­no tra­mu­ta­ti in fram­men­ti scan­di­ti da una suc­ces­sio­ne di in­ter­val­li re­go­la­ri. Sin­go­le Po­la­roid, una mol­ti­tu­di­ne di pezzi unici por­ta­to­ri di una sola iden­ti­tà. L'in­ten­si­tà del rap­por­to con il sog­get­to ri­pre­so, la par­ti­co­la­re mo­da­li­tà di agire su di esso, che non la­scia scam­po tali sono la pre­do­mi­nan­za fi­si­ca e con­tem­po­ra­nea­men­te la vi­ci­nan­za emo­ti­va, così come di­na­mi­ca e vi­va­ce ri­sul­ta l'a­zio­ne in cui le pause sono im­per­cet­ti­bi­li.

Il mo­vi­men­to del fo­to­gra­fo segue la sua me­lo­dia, tanto da poter iden­ti­fi­ca­re le sue com­po­si­zio­ni come dei ri­trat­ti po­li­fo­ni­ci. La sua fo­to­gra­fia di­vie­ne me­ta­fo­ri­ca­men­te mu­si­ca: im­pos­si­bi­le da rea­liz­za­re senza la pre­sen­za in­so­sti­tui­bi­le del ritmo. Im­ma­gi­ni in pe­ren­ne di­ve­ni­re, per­ce­pi­te come mu­tan­ti dal sog­get­to e dallo spet­ta­to­re.”