Marx può aspettare - incontro con Marco Bellocchio

MER­CO­LE­DÌ 8 GIU­GNO ORE 20.45
IN­GRES­SO LI­BE­RO IN COL­LA­BO­RA­ZIO­NE CON LE GIOR­NA­TE DELLA LUCE

I ni­po­ti di Lu­miè­re – Do­cu­men­ta­ri di ieri e di oggi

Con­ver­sa­zio­ne di Marco For­tu­na­to con Marco Bel­loc­chio (in col­le­ga­men­to)

SE POSSO PER­MET­TER­MI di Marco Bel­loc­chio. Con Fau­sto R. Alesi. Ita­lia, 2021. Du­ra­ta: 19’
In­tro­du­ce la pro­ie­zio­ne, in col­le­ga­men­to, Marco Bel­loc­chio.
Un uomo pas­seg­gia per le stra­de di una cit­ta­di­na di pro­vin­cia, os­ses­sio­na­to dal­l’i­dea di poter in­ter­fe­ri­re nelle vite degli altri. In­con­tra per­so­nag­gi vari ai quali, chie­den­do loro il per­mes­so, ri­ve­la vizi e li­mi­ti na­sco­sti nel loro animo. È l’u­ni­co atto che è in grado di com­pie­re: la rab­bia e la vo­glia di spac­ca­re tutto hanno la­scia­to il posto al­l’im­ma­gi­na­zio­ne e alle pic­co­le os­ser­va­zio­ni mar­gi­na­li.

MARX PUO’ ASPET­TA­RE di Marco Bel­loc­chio. Ita­lia, 2021. Du­ra­ta: 100’ Ospi­te in sala il Di­ret­to­re della fo­to­gra­fia Paolo Fer­ra­ri.

Il 27 di­cem­bre 1968 Ca­mil­lo Bel­loc­chio, fra­tel­lo ge­mel­lo del re­gi­sta Marco, si è tolto la vita, al­l’e­tà di 29 anni. Oggi i fra­tel­li su­per­sti­ti - oltre a Marco ci sono Pier­gior­gio, Le­ti­zia, Al­ber­to e Maria Luisa - ri­per­cor­ro­no quel­la tra­ge­dia in­sie­me ad altri com­po­nen­ti della gran­de fa­mi­glia Bel­loc­chio ri­cor­dan­do la vita e la morte dell’“an­ge­lo”: il ri­sul­ta­to è una con­fes­sio­ne col­let­ti­va im­be­vu­ta di rim­pian­to, ep­pu­re espres­sa con fe­ro­ce e mai sen­ti­men­ta­le lu­ci­di­tà. Un modo per il re­gi­sta di re­sti­tui­re l’im­ma­gi­ne di quel fra­tel­lo che si sen­ti­va in­vi­si­bi­le ac­can­to a per­so­na­li­tà più forti e più af­fer­ma­te della sua. Marx può aspet­ta­re è un do­cu­ment(ari)o straor­di­na­rio, sin­te­si del ci­ne­ma di Marco Bel­loc­chio e al con­tem­po ri­ve­la­zio­ne pro­fon­da­men­te in­ti­ma della per­so­na­li­tà del re­gi­sta e di “quel ma­ni­co­mio che era la no­stra casa”, dove “ognu­no pen­sa­va a sé stes­so”.