The Beat Bomb

The beat bomb, il do­cu­men­ta­rio che trac­cia il ri­trat­to del gran­de poeta La­w­ren­ce Fer­lin­ghet­ti, icona della con­tro­cul­tu­ra ame­ri­ca­na, ar­ri­va gio­ve­dì 13 apri­le alle 20:45 a Ci­ne­ma­ze­ro, dopo l'an­te­pri­ma al To­ri­no Film Fe­sti­val e la pre­sen­ta­zio­ne spe­cia­le al Miami in­ter­na­tio­nal film fe­sti­val. In­ter­vie­ne il re­gi­sta Fer­di­nan­do Vi­cen­ti­ni Or­gna­ni, nato a Mi­la­no e cre­sciu­to tra le col­li­ne del Friu­li, di­plo­ma­to in regia al Cen­tro spe­ri­men­ta­le di ci­ne­ma­to­gra­fia di Roma, au­to­re di film e do­cu­men­ta­ri. A dia­lo­ga­re con l'au­to­re Fla­vio Mas­sa­rut­to, cri­ti­co mu­si­ca­le. 

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Il film, una co-pro­du­zio­ne Ita­lia - Ar­gen­ti­na in col­la­bo­ra­zio­ne con Luce Ci­ne­cit­tà, con mu­si­ca di Paolo Fresu, è un viag­gio lungo quin­di­ci anni, ini­zia­to con l'in­con­tro ca­sua­le tra Vi­cen­ti­ni Or­gna­ni e Fer­lin­ghet­ti nel 2007. Ne è nata una col­la­bo­ra­zio­ne e un'a­mi­ci­zia che è pro­se­gui­ta, tra Roma e San Fran­ci­sco, fino alla fine della lunga vita di La­w­ren­ce Fer­lin­ghet­ti (1919 - 2021). Oltre a es­se­re stato il ca­ta­liz­za­to­re, il ta­lent scout e l'e­di­to­re della Beat Ge­ne­ra­tion, Fer­lin­ghet­ti ha por­ta­to avan­ti una sua vi­sio­ne, un pro­get­to po­li­ti­co e cul­tu­ra­le ri­go­ro­so, coe­ren­te. Il do­cu­men­ta­rio vuole ten­ta­re di es­se­re anche una eco della sua voce: "The beat bomb", una bomba Beat con­tro «the mi­li­ta­ry in­du­strial com­plex», la po­ten­tis­si­ma lobby che anche il pre­si­den­te Ei­se­n­ho­wer (da ex ge­ne­ra­le), in un suo sto­ri­co di­scor­so, aveva cer­ca­to, in­va­no, di con­tra­sta­re. In una sua poe­sia, Fer­lin­ghet­ti au­spi­ca che i poeti, con il po­te­re delle pa­ro­le, pos­sa­no es­se­re «re­por­ter dello spa­zio» per ri­spon­de­re alla sfida di tempi apo­ca­lit­ti­ci. 
 
Af­fer­ma Vi­cen­ti­ni Or­gna­ni: «Que­sto do­cu­men­ta­rio per me è stato un’oc­ca­sio­ne unica di ri­fles­sio­ne, un mo­men­to per met­te­re in­sie­me in un puzz­le di­ver­se espe­rien­ze di vita. Mi sem­bra così di aver fatto an­ch’io il mio do­ve­re (la le­zio­ne che ho im­pa­ra­to dagli amici poeti) e, con i mezzi che avevo di­spo­si­zio­ne, ho cer­ca­to di mo­stra­re, di por­ta­re a galla al­cu­ne delle con­trad­di­zio­ni che ci as­sil­la­no e ci as­se­dia­no. Non un rac­con­to sto­ri­co an­tro­po­lo­gi­co quin­di, ma qual­co­sa di molto per­so­na­le. Il caso e la ne­ces­si­tà mi hanno messo nella con­di­zio­ne pri­vi­le­gia­ta di usare que­sto straor­di­na­rio pre­te­sto per at­tua­liz­za­re una sto­ria che con­ta­mi­na molte delle cose che mi stan­no a cuore»