Amate Sponde

Amate Spon­de, il rac­con­to vi­sio­na­rio e straor­di­na­rio del­l’I­ta­lia e del suo pae­sag­gio fi­si­co e umano, ar­ri­va a Ci­ne­ma­ze­ro mer­co­le­dì 19 apri­le alle 20:45, alla pre­sen­za del re­gi­sta Egi­dio Ero­ni­co.  

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Una ri­co­gni­zio­ne sul corpo glo­ba­le del Paese, po­san­do lo sguar­do sui suoi li­nea­men­ti fon­da­men­ta­li, da quel­lo geo-fi­si­co e am­bien­ta­le a quel­lo eco­no­mi­co e pro­dut­ti­vo, da quel­lo so­cio-de­mo­gra­fi­co e abi­ta­ti­vo a quel­lo an­tro­po­lo­gi­co e cul­tu­ra­le. Il rac­con­to per sole im­ma­gi­ni e mu­si­ca di un ter­ri­to­rio nella sua at­tua­le fi­sio­no­mia, un Atlan­te do­me­sti­co di me­ra­vi­glie a volte in­com­pre­se e di luo­ghi co­no­sciu­ti, amati e spes­so smar­ri­ti. E di gente colta nel suo vi­ve­re in un ha­bi­tat ad alta stra­ti­fi­ca­zio­ne, tra la gran­dez­za an­co­ra frui­bi­le del pas­sa­to e l’ap­pa­ren­te stasi del pre­sen­te. Un’I­ta­lia se­gna­ta da forti di­su­gua­glian­ze e ciò no­no­stan­te in con­ti­nua tra­sfor­ma­zio­ne nella dif­fi­ci­le corsa verso uno svi­lup­po so­ste­ni­bi­le, pro­ble­ma­ti­ca­men­te so­spe­sa tra il vec­chio e il nuovo e alla sem­pre più ardua ri­cer­ca di un equi­li­brio per sal­va­guar­da­re il pro­prio èthos.


Come in una suite di J. S. Bach, con i suoi tempi o mo­vi­men­ti e for­ni­ta di un pre­lu­dio. Que­sta la forma che ca­rat­te­riz­za Amate Spon­de, con un im­pian­to nar­ra­ti­vo privo di pa­ro­le e com­po­sto da sole im­ma­gi­ni e mu­si­ca. Il rac­con­to pos­si­bi­le di un Paese – l’I­ta­lia – nel suo con­trad­dit­to­rio ep­pu­re vi­ta­li­sti­co pre­sen­te, in un film dove l’in­te­ra­zio­ne fra im­ma­gi­ne e suono me­dia­ta dal mon­tag­gio si fa rac­con­to fi­si­co ed emo­ti­vo. E che sulle trac­ce di S. Ej­zen­ste­jn vuole spin­ge­re lo spet­ta­to­re a ve­de­re la mu­si­ca e ascol­ta­re le im­ma­gi­ni, per­ché l’im­por­tan­te non è tanto il cer­ca­re di ca­pi­re, quan­to il pro­va­re a sen­ti­re ciò che siamo, dove ci tro­via­mo e quel che non vo­glia­mo per­de­re.