Io lo so chi siete

Giovedì 20 aprile alle 20:30 a Cinemazero, Libera, associazione contro le mafie, presenta “Io lo so chi siete”, film documentario che narra la storia di Vincenzo Agostino, un uomo che da trent'anni si batte per conoscere la verità sull’uccisione del proprio figlio e della nuora. L'evento, in collaborazione con Pordenone Docs Fest, verrà introdotto da Roberto Calabretto e Irene Fabbro, del Presidio di Libera “Ilaria Alpi - Miran Hrovatin”.

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Il film firmato da Alessandro Colizzi, regista e sceneggiatore, e Silvia Cossu, sceneggiatrice e scrittrice, parte dal 5 agosto del 1989, quando Antonino Agostino, agente di polizia della Questura di Palermo, venne ucciso a Villagrazia di Carini, vicino a Palermo, insieme alla giovane moglie incinta, Ida. Erano lì per il compleanno della sorella, quando sopraggiunsero due uomini in motocicletta e li crivellarono di colpi, a distanza ravvicinata. La stessa notte alcuni appartenenti alle forze dell’ordine entrarono nell’abitazione dei coniugi uccisi e requisirono degli appunti manoscritti che il poliziotto teneva nascosti in un armadio. Perché? Sembra proprio che fosse lui, Antonino detto “Nino”, l’agente che, solo un mese prima, aveva contribuito a sventare l’attentato all’Addaura contro Falcone. Nel documentario emerge tutta la forza e la determinazione di Vincenzo nella richiesta di verità e giustizia. Una battaglia che lo ha segnato e che ha condotto sempre al fianco della sua famiglia e di sua moglie Augusta, deceduta nel 2019. “Io lo so chi siete” è un film inchiesta ma anche un viaggio nel lutto non metabolizzato e sull’impossibilità di darsi pace.

Salvatore Borsellino scrive che è ormai evidente come le grandi stragi di mafia e terrorismo in Italia siano legate da un filo «che traccia un faticosissimo percorso in salita per i familiari delle vittime di quelle stragi e per i pochi, all’interno delle Istituzioni, che hanno tentato di arrivare alla verità. Un filo che racconta storie accomunate da depistaggi, isolamento, umiliazioni, bugie, dolore e tanta rabbia; e nega giustizia ai morti costringendo i parenti a sospendere il normale corso delle proprie esistenze e a improvvisarsi, egregi investigatori, giornalisti o addirittura politici». La lotta di Vincenzo Agostino pone in primissimo piano la questione, centrale per il nostro paese, dei familiari costretti a farsi personalmente carico della ricerca della verità in sostituzione dello Stato. E racconta in maniera inequivocabile la commistione di interessi, responsabilità e complicità intercorse tra lo Stato e la mafia in quest’arco di tempo.