Cile - il mio paese immaginario

A cinquant'anni di distanza dal colpo di stato militare che cambiò le sorti della storia Cilena, il regista Patricio Guzmán torna nel suo paese per documentare le proteste che lo infiammarono nel 2019, ponendo al centro del suo obiettivo il ruolo delle donne.

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Nel maggio del 2019 Patricio Guzmán ha presentato al festival di Cannes La cordigliera dei sogni, sognando ad alta voce, in coda al documentario, che il suo paese d'origine, Il Cile, potesse ritrovare il suo passato glorioso e l'allegria perduta. Quel passato che era stato brutalmente ucciso ancora giovanissimo dal golpe di stato militare che aveva deposto il presidente Allende, e che Guzmán aveva documentato nella sua trilogia più famosa. Nell'ottobre dello stesso 2019 qualcosa di enorme accade di nuovo in Cile, dopo tanti anni. Un movimento di massa nuovo, apartitico e senza leader di sorta, porta in piazza un milione e mezzo di persone. Giovani, soprattutto, ma non solo. Domandano rispetto dei diritti umani, sostegno dallo stato, in una parola democrazia. È la seconda rivoluzione cilena e, per il regista, la realizzazione inaspettata di un desiderio profondo.