IL TERZO UOMO

Ci­ne­ma­ze­ro e l'As­so­cia­zio­ne Na­zio­na­le Ve­ne­zia Giu­lia e Dal­ma­zia ren­do­no omag­gio ad Alida Valli, una delle più gran­di at­tri­ci ita­lia­ne di tutti i tempi, lu­ne­dì 11 di­cem­bre alle 20:45, con la pro­ie­zio­ne de Il terzo uomo (The Third Man, 1949) di Carol Reed a in­gres­so gra­tui­to.

Il film con Jo­se­ph Cot­ten, Orson Wel­les e, ap­pun­to, Alida Valli, è uno dei clas­si­ci più amati, noir di culto am­bien­ta­to in una Vien­na di­vi­sa e scon­vol­ta dalla se­con­da guer­ra mon­dia­le. Vinse la Palma d'Oro alla terza edi­zio­ne del fe­sti­val di Can­nes. Di no­bi­li ori­gi­ni, Valli, nata a Pola nel 1921, esor­dì a Hol­ly­wood nel 1947 ne “Il caso Pa­ra­di­ne” di Al­fred Hit­ch­cock. Il film più im­por­tan­te della sua car­rie­ra fu “Senso” (1954) di Lu­chi­no Vi­scon­ti. A pre­sen­ta­re la se­ra­ta a Ci­ne­ma­ze­ro sarà Ales­san­dro Cuk, gior­na­li­sta, sag­gi­sta e cri­ti­co ci­ne­ma­to­gra­fi­co, au­to­re del libro “Alida Valli. Da Pola a Hol­ly­wood e oltre”. 


Ne “Il terzo uomo”, Holly Mar­tins (Orson Wel­les), scrit­to­re ame­ri­ca­no di ro­man­zi d'av­ven­tu­ra, viene chia­ma­to a Vien­na per un'of­fer­ta di la­vo­ro dal­l'a­mi­co di gio­ven­tù Harry Lime (Jo­se­ph Cot­ten), ma sco­pre che que­sti è morto il gior­no prima, in­ve­sti­to da un'au­to. Al fu­ne­ra­le, gli viene detto che Harry era in real­tà un cri­mi­na­le, ma Holly si ri­fiu­ta di cre­der­ci, men­tre il por­tie­re del pa­laz­zo gli ri­ve­la che al mo­men­to del­l'in­ci­den­te era pre­sen­te un mi­ste­rio­so terzo uomo. Con­vin­to­si che la morte del­l'a­mi­co na­scon­da un mi­ste­ro, Holly in­da­ga in­sie­me ad Anna Sch­midt (Alida Valli), l'a­man­te di Harry, di cui si in­na­mo­ra, non cor­ri­spo­sto. 
In­di­men­ti­ca­bi­li la mu­si­ca di Anton Karas e l'in­ter­pre­ta­zio­ne di Wel­les. È lui a pro­nun­cia­re la bat­tu­ta, ri­ma­sta nella sto­ria del ci­ne­ma: «Un tempo in Ita­lia c'e­ra­no i Bor­gia, coi loro de­lit­ti, ma c'era anche il Ri­na­sci­men­to, con le sue me­ra­vi­glio­se opere. Men­tre in set­te­cen­to anni di pace e de­mo­cra­zia gli sviz­ze­ri sono riu­sci­ti a in­ven­ta­re l'o­ro­lo­gio a cucù».