Viaggio a Tokyo

In­co­ro­na­to da 350 re­gi­sti il più bel film di sem­pre, torna a Ci­ne­ma­ze­ro VIAG­GIO A TOKYO di OZU YA­SU­JI­RO in ver­sio­ne ori­gi­na­le con sot­to­ti­to­li in ita­lia­no, di­stri­bui­to dalla Tuc­ker film.

L’ap­pun­ta­men­to è fis­sa­to per mar­te­dì 12 di­cem­bre alle 18.45, gior­no della na­sci­ta (1903) e della morte (1963) del gi­gan­te giap­po­ne­se.

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Shu­ki­chi e Tomi, ormai vi­ci­ni ai set­tan­t'an­ni, de­ci­do­no di af­fron­ta­re un lungo viag­gio per Tokyo per vi­si­ta­re i pro­pri figli prima che sia trop­po tardi. Ar­ri­va­ti alla ca­pi­ta­le, l'ac­co­glien­za non è quel­la at­te­sa: sia il pri­mo­ge­ni­to Koi­chi che la so­rel­la Shige hanno trop­pi im­pe­gni di la­vo­ro e sem­bra­no vi­ve­re la pre­sen­za degli an­zia­ni ge­ni­to­ri più come un fa­sti­dio che come una gioia. Solo No­ri­ko, ve­do­va da otto anni del se­con­do­ge­ni­to Shoji, di­mo­stra un sin­ce­ro af­fet­to per gli ex suo­ce­ri, no­no­stan­te non ci sia alcun le­ga­me di san­gue ad unir­li.


Si apre con un bat­tel­lo che parte dalla spiag­gia, si chiu­de con un treno che parte dalla sta­zio­ne, come vo­glio­no in­ci­pit ed epi­lo­go di quasi ogni film del ci­ne­ma della ma­tu­ri­tà di Ozu Ya­su­ji­ro. Viag­gio a Tokyo, una­ni­me­men­te con­si­de­ra­to il ca­po­la­vo­ro del re­gi­sta - e col­lo­ca­to in tutti o quasi gli elen­chi dei cento film più im­por­tan­ti della sto­ria del ci­ne­ma -, è l'o­pe­ra in cui il re­gi­sta giap­po­ne­se rie­sce a con­vo­glia­re tutti i temi por­tan­ti della sua fil­mo­gra­fia e a con­te­stua­liz­zar­li in modo ar­mo­nio­so in un film che resta ini­mi­ta­bi­le e inar­ri­va­bi­le, a mezzo se­co­lo di di­stan­za, per la sua ca­pa­ci­tà di ade­ri­re ai ritmi, ai gesti, alle azio­ni della vita stes­sa, nella sua più schiet­ta quo­ti­dia­ni­tà. Da una trama sem­pli­ce ma esem­pla­re, ti­pi­ca di un apo­lo­go mo­ra­le, Ozu estrae un rac­con­to po­ten­zial­men­te in­fi­ni­to, come i cicli con cui si ri­pe­to­no le sta­gio­ni o come un di­pin­to su ro­to­li che si rin­no­va­no in con­ti­nua­zio­ne.