Beau Geste

Mar­te­dì 19 marzo alle 20.45 al Tea­tro Pier Paolo Pa­so­li­ni di Ca­sar­sa della De­li­zia la Ze­ro­che­stra e l'Ac­ca­de­mia Mu­si­ca­le Nao­nis mu­si­che­ran­no dal vivo Beau Geste (1926) di Her­bert Bre­non. Mu­si­che com­po­ste e ar­ran­gia­te da Da­vi­de Cop­po­la e di­ret­te da Val­ter Si­vi­lot­ti.

Beau Geste (Gli eroi del de­ser­to) è cer­ta­men­te il ti­to­lo più ce­le­bre del ge­ne­re co­lo­nia­le, ali­men­tan­do la mi­to­lo­gia della Le­gio­ne stra­nie­ra.

Trat­to dal ro­man­zo di Per­ci­val Chri­sto­pher Wren, il film si av­va­le di un cast di prim’or­di­ne con Ro­nald Col­man nella parte di Mi­chael “Beau” Geste, Neil Ha­mil­ton (Digby Geste), Ralph For­bes (John Geste), Mary Brian, Alice Joyce, Noah Beery, Wil­liam Po­well e Vic­tor McLa­glen.
Dopo es­ser­si preso la colpa del furto di una col­la­na di fa­mi­glia, Beau Geste si ar­ruo­la nella Le­gio­ne Stra­nie­ra e in­sie­me a lui anche i suoi due fra­tel­li John e Digby. Alle prese con i tua­reg del de­ser­to, la dura vita mi­li­ta­re e un sa­di­co ser­gen­te, i tre in un sus­se­guir­si di fla­sh­back ri­co­strui­sco­no i fatti che li hanno por­ta­ti a la­scia­re la casa dove vi­ve­va­no.
Adot­ta­ti dalla ricca Lady Bran­don, sono co­stret­ti a fug­gi­re per­ché un pre­zio­so gio­iel­lo spa­ri­sce e uno di loro po­treb­be es­se­re il ladro. Si sco­pri­rà che il furto è stato com­piu­to da Beau, ma solo per pro­teg­ge­re Lady Bran­don.
Pro­du­zio­ne a gros­so bud­get con mi­glia­ia di com­par­se (lo si vede in par­ti­co­la­re nelle spet­ta­co­la­ri se­quen­ze di as­sal­to dei tua­reg al forte nel de­ser­to), il film sa fare te­so­ro degli spun­ti del testo let­te­ra­rio (la strut­tu­ra a flash back), or­ga­niz­zan­do­li in un rac­con­to ser­ra­to e av­vin­cen­te, in cui mo­men­ti iro­ni­ci si al­ter­na­no con sa­pien­za alla toc­can­te esal­ta­zio­ne del­l’a­mo­re fra­ter­no.
I cri­ti­ci del­l’e­po­ca lo­da­ro­no l’am­bien­ta­zio­ne (le ri­pre­se fu­ro­no in buona parte ef­fet­tua­te nel de­ser­to vi­ci­no Yuma), la gran­dio­si­tà delle scene di massa con mi­glia­ia di com­par­se a ca­val­lo. Alla prima new­yor­che­se Her­bert Bre­non fu in­si­gni­to della “Le­gion d’o­no­re per me­ri­ti ar­ti­sti­ci”.

 

Com­po­si­zio­ne:

Da­vi­de Cop­po­la (ar­ran­gia­men­ti), Val­ter Si­vi­lot­ti (su­per­vi­sio­ne e di­re­zio­ne).

Ze­ror­che­stra: Ga­spa­re Pa­si­ni (sas­so­fo­ni), Fran­ce­sco Bear­zat­ti (cla­ri­net­to e sax te­no­re), Di­dier Or­to­lan (cla­ri­net­ti e flau­to), Mirko Ci­si­li­no (corno, trom­ba e trom­bo­ne), Luigi Vi­ta­le (vi­bra­fo­no, xi­lo­fo­no e per­cus­sio­ni), Giu­lio Sca­ra­mel­la (pia­no­for­te), Ro­ma­no To­de­sco (con­trab­bas­so).

Ac­ca­de­mia Mu­si­ca­le Nao­nis: Lucia Clon­fe­ro (vio­li­no), Giu­sep­pi­na Tonet (vio­li­no), Igor Dario (viola), Alan Dario (vio­lon­cel­lo)


Beau Geste (Gli eroi del de­ser­to) di­ret­to nel 1926 dal re­gi­sta di ori­gi­ni ir­lan­de­si Her­bert Bre­non è cer­ta­men­te il ti­to­lo più ce­le­bre del ge­ne­re co­lo­nia­le, ali­men­tan­do la mi­to­lo­gia della Le­gio­ne stra­nie­ra. Trat­to dal ro­man­zo di Per­ci­val Chri­sto­pher Wren, il film si av­va­le di un cast di prim’or­di­ne con Ro­nald Col­man nella parte di Mi­chael “Beau” Geste, Neil Ha­mil­ton (Digby Geste), Ralph For­bes (John Geste), Mary Brian, Alice Joyce, Noah Beery, Wil­liam Po­well e Vic­tor McLa­glen.
Dopo es­ser­si preso la colpa del furto di una col­la­na di fa­mi­glia, Beau Geste si ar­ruo­la nella Le­gio­ne Stra­nie­ra e in­sie­me a lui anche i suoi due fra­tel­li John e Digby. Alle prese con i tua­reg del de­ser­to, la dura vita mi­li­ta­re e un sa­di­co ser­gen­te, i tre in un sus­se­guir­si di fla­sh­back ri­co­strui­sco­no i fatti che li hanno por­ta­ti a la­scia­re la casa dove vi­ve­va­no.
Adot­ta­ti dalla ricca Lady Bran­don, sono co­stret­ti a fug­gi­re per­ché un pre­zio­so gio­iel­lo spa­ri­sce e uno di loro po­treb­be es­se­re il ladro. Si sco­pri­rà che il furto è stato com­piu­to da Beau, ma solo per pro­teg­ge­re Lady Bran­don.
Pro­du­zio­ne a gros­so bud­get con mi­glia­ia di com­par­se (lo si vede in par­ti­co­la­re nelle spet­ta­co­la­ri se­quen­ze di as­sal­to dei tua­reg al forte nel de­ser­to), il film sa fare te­so­ro degli spun­ti del testo let­te­ra­rio (la strut­tu­ra a flash back), or­ga­niz­zan­do­li in un rac­con­to ser­ra­to e av­vin­cen­te, in cui mo­men­ti iro­ni­ci si al­ter­na­no con sa­pien­za alla toc­can­te esal­ta­zio­ne del­l’a­mo­re fra­ter­no.
I cri­ti­ci del­l’e­po­ca lo­da­ro­no l’am­bien­ta­zio­ne (le ri­pre­se fu­ro­no in buona parte ef­fet­tua­te nel de­ser­to vi­ci­no Yuma), la gran­dio­si­tà delle scene di massa con mi­glia­ia di com­par­se a ca­val­lo. Alla prima new­yor­che­se Her­bert Bre­non fu in­si­gni­to della “Le­gion d’o­no­re per me­ri­ti ar­ti­sti­ci”.

 

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