Matrimonio in Quattro

Quar­to ap­pun­ta­men­to mar­te­dì 28 mag­gio della ras­se­gna Se­ra­te di ci­ne­ma muto: ca­po­la­vo­ri cen­te­na­ri, pro­get­to pro­mos­so da Ci­ne­ma­ze­ro in col­la­bo­ra­zio­ne con le Gior­na­te del Ci­ne­ma Muto e la Ci­ne­te­ca del Friu­li, de­di­ca­to alla co­no­scen­za di una delle più glo­rio­se epo­che della sto­ria del ci­ne­ma. 
Alle 20.45 sul gran­de scher­mo, in­tro­dot­to in sala da Paolo D’An­drea, The Mar­ria­ge Cir­cle  (1924) di Ernst Lu­bi­tsch, con at­to­ri del ca­li­bro di Monte Blue, Flo­ren­ce Vidor, Marie Pre­vo­st e Adol­phe Me­n­jou. 

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Vien­na, anni Venti. Il dot­tor Braun (Monte Blue) ama la sua ado­ran­te sposa Char­lot­te (Flo­ren­ce Vidor), però viene se­dot­to dalla mi­glio­re amica di lei, Mizzi (Marie Pre­vo­st), a sua volta spo­sa­ta con il pro­fes­sor Stock (Adol­phe Me­n­jou), il quale, stan­co dei suoi modi tra­san­da­ti, pre­fe­ri­reb­be tor­na­re alla vita da sca­po­lo. Stock as­sol­da un de­tec­ti­ve (Harry Myers) per co­glie­re Mizzi in fla­gran­te e poter così di­vor­zia­re. Da qui un’e­sca­la­tion di equi­vo­ci che danno ori­gi­ni a di­ver­ten­ti sket­ch co­mi­ci fino al fi­na­le con il sor­ri­so, in puro stile Lu­bi­tsch. 
Gi­ra­ta nel 1924 e pro­dot­ta dalla War­ner Bros, que­sta com­me­dia è un esem­pio clas­si­co della pro­du­zio­ne del re­gi­sta ber­li­ne­se, qui nel pieno della ma­tu­ri­tà ar­ti­sti­ca: il fa­mo­so “tocco alla Lu­bi­tsch”, ov­ve­ro ciò che Billy Wil­der in­ter­pre­tò come ca­pa­ci­tà di dare anche ai par­ti­co­la­ri mi­ni­mi la bril­lan­tez­za e la leg­ge­rez­za del­l’ar­gu­zia, per­mea tutta la pel­li­co­la.